La mia missione in India.

Consapevole della centralità dell’amore verso il prossimo più bisognoso nella vita di un cristiano, specialmente di un sacerdote, ho intrapreso questa estate la quarta missione umanitaria in India. Il mio periodo di permanenza in questo Stato dell’Asia meridionale è durato trentaquattro giorni. Unitamente ad altri quindici volontari di V.I.D.A., in gran parte provenienti dall’Italia e dalla Spagna, ho toccato i punti più dimenticati di una terra in cui davvero è possibile incontrare Dio e stravolgere radicalmente la propria vita. È impensabile per me non esternare una simile esperienza perché è mio desiderio dare, attraverso di essa, una voce a chi vive, nell’indifferenza totale di gran parte dell’umanità, una vita piena di sofferenze, di difficoltà e di limiti apparentemente insormontabili.

La missione è iniziata a New Delhi. Nella capitale indiana ho incontrato diverse istituzioni e persone tra cui l’arcivescovo,Mons. Vincent Concessao. L’incontro si è svolto all’insegna della massima cordialità. Ho parlato della nostra V.I.D.A. onlus e ho concordato con lui di collaborare insieme alla realizzazione di alcuni progetti sociali in favore dei più poveri della capitale. A New Delhi ho fatto anche una riunione con degli avvocati per studiare il riconoscimento giuridico più conveniente per V.I.D.A. in questa nazione. Sono stato ricevuto dal Nunzio Apostolico della Santa Sede in India, il vescovo Mons. Salvatore Pennacchio, che mi ha ascoltato con grande interesse e mi ha invitato a proseguire con entusiasmo la missione.

Da Delhi, ho preso l’aereo per raggiungere Indore, nello Stato indiano di Madhya Pradesh, dove ho visitato la St. Vincent Pallotti School. Si tratta di una scuola privata cattolica ubicata in un quartiere povero della città, fondata nel 2004, che accoglie centinaia di bambini di tutte le religioni. Ho firmato, in nome e per conto di V.I.D.A, una partnership per assicurare ai più poveri l’acceso all’istruzione  Alla scuola abbiamo donato quest’anno dieci borse di studio, con la speranza di raddoppiarle durante il 2013.

Rientrato a New Delhi, ho visitato il centro di accoglienza di bambini e di anziani abbandonati chiamato Antyodaya Niketan così come il nuovo ambulatorio medico dei Compassionates Missionaries. A questo centro abbiamo donato un’ambulanza e consegnato i contributi necessari per la formazione di tre futuri dirigenti di queste istituzioni.

Lasciata New Delhi, mi sono diretto a Calcutta e là ci sono rimasto per circa venti giorni tra i più poveri della città. Uno dei luoghi dove abbiamo svolto il nostro servizio si chiama “Nirmal Niketan”. V.I.D.A. finanzia interamente la gestione di questo centro che accoglie bambini disabili abbandonati provenienti da famiglie molto povere. Questa istituzione si trova nella periferia di Calcutta, nella zona chiamata Kabardanga, un luogo davvero povero e degradato. I volontari di V.I.D.A. si sono impegnati ad animare quotidianamente, per un’ora e mezza circa, i bambini ospiti del centro, con giochi, canzoni, balli. Nonostante le tante difficoltà, i bambini hanno vissuto momenti di serenità e di felicità.

Un’altra tappa fondamentale della mission si è svolta al “New Life and New Hope” e al “Nalanda Vidya Peeth”. In queste case vivono circa trecento bambini e bambine di strada, molti dei quali provenienti dal quartiere della prostituzione di Calcutta, che vivono in estrema povertà e in difficili condizioni psichiche. I volontari di V.I.D.A. hanno dato loro lezioni d’italiano e di spagnolo e organizzato attività sportive per appoggiare il progetto formativo avviato dai Missionaries of the Word. Si calcola che nella sola Calcutta circa 100.000 bambini vivano per strada in condizioni disumane. Che siano insieme alla loro famiglia, che siano orfani o abbandonati, ogni giorno questi piccoli figli di Dio conducono un’estenuante lotta per sopravvivere all’estrema povertà che li attanaglia. Come tanti altri poveri di Calcutta, passano la notte all’aperto  vanno a raccogliere i rifiuti per guadagnare qualcosa o fanno lavori in cui sono sfruttati. Ad essi non viene riconosciuto alcun diritto; sono trattati come dei relitti umani, soffrono di mancanza di nutrizione e spesso si ammalano e muoiono perché nessuno garantisce loro le più elementari cure mediche. Senza un’istruzione scolastica il loro futuro è senza speranza.

Per un paio di giorni, poi, mi sono impegnato a consegnare le donazioni di V.I.D.A. ad alcuni centri fondati da Madre Teresa a Calcutta. In questi posti, gli ultimi anni, i volontari della nostra associazione hanno svolto il loro servizio. Si tratta di Kalighat (per i moribondi abbandonati), di Daya Dan (per bambini disabili), diPrem Dan (per anziane malate), di Nabo Jibon (per anziani disabili e abbandonati) e Ganhiji Prem Nivas (per i lebbrosi). Infine vorrei parlare del centro delle Missionarie della Carità a Baruipur,collocato in una municipalità a quaranta chilometri da Calcutta. Tutte le mattine offrivo il mio servizio, insieme ad altri volontari, a un centinaio di uomini e donne vittime di diversi tipi di malattie: tubercolosi, malaria, cancro e deficienze mentali e motorie. È stato un impegno, e allo stesso tempo un onore, accudirli e lavarli, aiutarli in lavanderia e in cucina, quindi servire loro il pranzo. Anche loro hanno ricevuto il nostro contributo economico. Che meraviglioso esempio danno queste sorelle, sempre sorridenti, sempre pronte a sacrificarsi per il prossimo, innamorate di Cristo e della Chiesa. Infine, nella Mother House delle Missionarie della Carità, dove è sepolta Madre Teresa, alcuni volontari di V.I.D.A. hanno consegnato medicinali, vestiari vari e prodotti per l’igiene. Nelle diverse visite che ho fatto alla tomba di Madre Teresa ho pregato di cuore per il buon esito della missione e per tutti i gli amici e benefattori che mi incoraggiano ad intraprenderla.

Da lì, una parte del gruppo si è trasferita all’estremo sud dell’India, in Kerala, nella diocesi cattolica siro-malabar di Kanjirapally. In questa diocesi la nostra associazione appoggia quattro opere. In primis “We Care Centre” ovvero un centro gestito da un team che svolge i suoi interventi caritatevoli verso i più poveri; approfittando dell’occasione ho distribuito personalmente degli aiuti economici a una ventina di famiglie povere con figli che soffrono gravi disabilità. Poi ho visitato un secondo centro, “Bethlehem Ashram”, nel quale V.I.D.A. sta appoggiando la costruzione di un edificio che diventerà dormitorio per le bambine orfane della zona. Infine sono stato in una casa che accoglie più di cento donne anziane abbandonate e un’istituzione per bambini malati della suddetta diocesi cattolica.

Di questa parte dell’India conservo ricordi emozionanti. Il primo è legato alla mia visita della tomba di Sant’Alfonsa, che è la prima e unica persona nata in India canonizzata, cioè dichiarata santa dalla Chiesa quattro anni fa. Era una monaca clarissa (morì a soli trentasei anni, il 28 luglio 1946) che seppe fare l’ordinario con amore straordinario; è molto venerata tra i cattolici indiani. Il secondo si caratterizza per la conoscenza di due cari sacerdoti cattolici, molto bravi e generosi, Padre Sebastian e Padre Matthew, che dedicano la loro vita con immensi sacrifici a servire i poveri e all’evangelizzazione. Il terzo ricordo, invece, coincide con la visita al vescovo cattolico siro-malabar della diocesi di Kanjirappally Mar Mathew Arackal e al Cardinale arcivescovo di Kochi Mar Mathew Arackal; i due importanti prelati hanno ricevuto con affetto la delegazione dell’ONG V.I.D.A, ringraziando i suoi membri per l’ottimo lavoro prodotto a favore dei poveri di quella zona.

Vorrei finire questa cronistoria con un ringraziamento di cuore ai volontari di V.I.D.A. che hanno condiviso con me questa meravigliosa esperienza, ai nostri benefattori che ci permettono di portare tanta speranza ai più poveri tra i poveri e a tutte le persone che in India ci hanno regalato la gioia e la saggezza di vivere. Ho ricevuto più di quanto abbia saputo dare.

P. Miguel Cavallé Puig, L.C.